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Sanità

Dopo le dimissioni Mangialavori accusa l'Asp di Vibo: «Non voglio essere il primario del nulla»

L'ex direttore di Ginecologia dello Jazzolino: «Le mie dimissioni non sono dovute alle tragedie, ma al mancato ascolto»

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Dopo le dimissioni Mangialavori accusa l'Asp di Vibo: «Non voglio essere il primario del nulla»

A seguito del clamore destato e delle dichiarazioni del commissario Asp Vittorio Piscitelli, dettosi sorpreso dalle dimissioni del primario facente funzioni del reparto di Ginecologia dell'ospedale Jazzolino di Vibo Valentia, è stato proprio lo stesso medico, Vincenzo Mangialavori, a chiarire i motivi che lo hanno portato a gettare la spugna. Motivi che, ha affermato, nulla c'entrano con le due tragedie avvenute recentissimamente nel reparto

 

«Mi vedo costretto a rassegnare le mie dimissioni dall’incarico di direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia del nostro ospedale - ha esordito Mangialavori - per motivi profondi e gravi, che nulla hanno a che vedere con gli eventi recentemente riportati dai media e che hanno in qualche modo coinvolto il reparto da me guidato. Ci tengo infatti a chiarire fermamente che la mia decisione non è in alcun modo riconducibile né alla tragica morte della signora Martina Piserà, né al caso della paziente straniera che si è presentata in Pronto soccorso con un’emorragia in atto. Approfitto anzi di questo mezzo, per porgere pubblicamente le mie più sentite condoglianze, unitamente a quelle del personale del mio reparto, alle famiglie colpite dagli eventi luttuosi».

 

«A suo tempo - ha scritto l'ormai ex direttore dell'Unità operativa - ho accettato l’incarico di primario, animato unicamente dalla passione per il mio lavoro e dall’amore per Vibo, non certo per prestigio o per motivi economici. Mi pregio di aver diretto un Reparto unanimemente giudicato d’eccellenza dai pazienti e dagli addetti ai lavori. Il personale di Medici, Ostetriche e Oss che vi presta servizio si distingue per competenza, preparazione, umanità e dedizione al punto di rappresentare il fiore all’occhiello dello Iazzolino e il mio personale orgoglio. Ma purtroppo da tempo si sono aggravate criticità gestionali e strutturali che rendono impossibile, secondo coscienza, proseguire nell’attività con la serenità e la sicurezza che il nostro lavoro richiede».

 

Il caso Piserà

«Riguardo l’immane tragedia della signora Piserà - ha specificato Mangialavori - mi corre l’obbligo precisare che il decesso non è  imputabile all’operato del personale del mio reparto. La paziente infatti è giunta da noi con un feto già privo di attività cardiaca e dopo pochissimi minuti dal suo ingresso, ha registrato lei stessa un arresto cardiaco per il quale, nonostante le immediate e corrette procedure diagnostiche e terapeutiche messe in atto dal personale del reparto e dai consulenti anestesista e cardiologo accorsi immediatamente, purtroppo non c’è stato nulla da fare. La patologia che ha determinato il decesso, alla luce dei dati a nostra disposizione, non è riconducibile ad una causa ostetrica. Si tratta naturalmente di un evento tragico, che ci ha profondamente colpiti sul piano umano e professionale, che tuttavia non è collegata alla scelta delle mie dimissioni».

 

Il caso del feto morto 

Per quanto riguarda il secondo caso, il medico ha spiegato che: «La paziente straniera  è giunta in ospedale in condizioni cliniche gravissime, con un distacco completo della placenta a 21 settimane di gestazione (quinto mese con feto di 380 grammi), con la diagnosi di aborto in atto che ha causato un’emorragia massiva che la stava portando alla morte. L’intervento competente e tempestivo del personale ostetrico, del Laboratorio Analisi, del Centro Sangue, della sala operatoria, degli anestesisti e dei ginecologi ha consentito di salvarle la vita. Il personale dello Jazzolino meriterebbe un plauso e non certo una denuncia ai carabinieri, né tantomeno il linciaggio mediatico che con troppa facilità e leggerezza si mette in atto soprattutto sui social, ogniqualvolta si verificano episodi del genere. Bisognerebbe avere le competenze e la giusta conoscenza dei fatti per permettersi di giudicare l’operato altrui, soprattutto quando si tratta di questioni mediche».

 

I motivi delle dimissioni

«Riguardo invece alle mie dimissioni - ha precisato Mangialavori - desidero chiarire che sono frutto di una riflessione maturata da tempo. Ho accettato la direzione del reparto di Ginecologia ed Ostetricia circa un anno fa per evitare la chiusura dello stesso, poiché il personale in servizio risultava essere, all’epoca, di soli tre medici. Ho combattuto con tutte le mie forze per garantire ai cittadini vibonesi un servizio fondamentale. Appena insediato, ho protocollato agli uffici preposti le richieste di attrezzature che potessero consentirci di erogare prestazioni sanitarie efficienti ed adeguate. Nonostante innumerevoli sollecitazioni, tali richieste sono a tutt’oggi rimaste inascoltate. Mi sorprende sinceramente che il dott. Piscitelli non si aspettasse questa mia decisione. Le difficoltà che ho più volte sollevato non sono né nuove né marginali. Al contrario, sono state oggetto di segnalazioni puntuali e documentate. La mia scelta non è né impulsiva né dettata dall’emotività, ma il risultato inevitabile di una situazione gravissima che da troppo tempo non trova soluzioni. La Commissione antimafia inviata dal Governo con a capo il prefetto Vittorio Piscitelli ha sicuramente lavorato egregiamente nel campo specifico per il quale è stata nominata (l’antimafia, appunto), ma evidentemente non ha avuto il tempo e la possibilità di affrontare e risolvere le urgentissimi criticità dell’ospedale da me segnalate. Prova ne è, che in tutto questo tempo né io, né alcun primario di altri reparti, siamo mai stati convocati dal management aziendale per svolgere riunioni organizzative riguardanti le attività e le problematiche sanitarie, se non per discutere la questione inerente i presunti lavori di adeguamento sismico della struttura ospedaliera».

 

«Lascio questo incarico con grande amarezza - ha asserito l'ex primario - ma con la coscienza pulita e orgogliosa di chi ha sempre lavorato con dedizione e competenza, agendo sempre nel totale rispetto dei pazienti, dei colleghi e della professione che svolgo con onore e fierezza da più di trent’anni. Io nella mia vita ho sempre mirato al raggiungimento dell’eccellenza e mai della semplice sopravvivenza, ragion per cui non sono più adatto a ricoprire questo ruolo. A me non interessa fare il Primario del nulla. Nell’andar via, voglio ringraziare tutti i miei colleghi dello Jazzolino e soprattutto l’intero personale del mio reparto che mi ha accompagnato e supportato con dedizione e professionalità in questo breve ma intenso percorso. Auguro infine a chi prenderà il mio posto, di raggiungere con maggior fortuna tutti gli obiettivi per i quali io stesso ho strenuamente lavorato».

 

 


 

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